Influcencer? No, “Disinfluencer”… ovvero essere dignitosamente uno qualunque.

Sentiamo fin troppo spesso parlare di “influencer”, specie se si tratta di una certa persona che ha avuto a che fare con lo scandalo dei panettoni firmati.

Ma la cosa ovviamente non si ferma qui, di solito i cosiddetti “influencer” sono molto ricercati per la loro sedicente popolarità su Instagram o altri social e l’azienda che richiede di rappresentare il loro prodotto si rivolge all’influencer in questione che testa il prodotto e di solito lo fa dimostrandolo con un pratico video che nel giro di qualche ora può diventare virale, soprattutto se si hanno molti follower.

In ogni caso entrambe le parti ne traggono comunque un profitto da tale collaborazione, eppure tutto ciò solleva delle questioni importanti.

Influencer, affidabilità garantita o solo mero guadagno?

Beh, inutile negare che gli influencer siano utili per la pubblicità e permettono di raggiungere rapidamente una determinata popolarità dei prodotti aziendali e ciò rappresenta la nuova frontiera del marketing, ringraziando ovviamente i canali social, blog (se lo possiedono)…

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